Il vero protagonista della storia però non è lui, e nemmeno il padre Don Calogero (il vero mafioso), quanto l’ambiente nel quale Turiddu cresce: quell’ambiente che, complice l’ignoranza, concorre a generare un’ammirazione sconfinata per le gesta eroiche sue e del padre. Un contesto in cui la povertà e l’assenza di alternative fanno sì che la delinquenza diventi una reale possibilità di sopravvivenza e la sola carriera possibile.
Il male più grande che ha prodotto la mafia è il suo innegabile contributo alla formazione di un pensiero fuorviato e fuorviante: la credenza che lo Stato non esista, per cui farne a meno e rivolgersi altrove è una cosa normale. Diventa normale rendere grazie, rispettare, onorare e temere chi ha riempito quello spazio vuoto.
Luoghi comuni caratterizzanti il pensiero e comportamento mafioso che sono qui presi di mira e ridicolizzati in una narrazione comica, ironica, satirica, a tratti sarcastica.