Macbeth, oltre ad essere la più breve, è la tragedia più orrifica di Shakespeare. Essa tocca le più profonde e misteriose corde dell’animo perché il protagonista non è un malvagio come tanti altri nei drammi del grande Bardo: questi godono delle loro crudeltà, egli invece soffre profondamente sapendo di doverne compiere ancora.
È anche la tragedia immersa nella notte più nera, il buio della coscienza dell’uomo che guarda l’abisso dentro di sé e ne è terrorizzato e, al contempo, fatalmente attratto. Tutto nasce da Macbeth, la tragedia nasce da lui, dalla sua fervida e malefica “immaginazione”.
È anche la tragedia immersa nella notte più nera, il buio della coscienza dell’uomo che guarda l’abisso dentro di sé e ne è terrorizzato e, al contempo, fatalmente attratto. Tutto nasce da Macbeth, la tragedia nasce da lui, dalla sua fervida e malefica “immaginazione”.
Come dice Harold Bloom, Macbeth si può accomunare al Mr. Hyde di Stevenson: “…Hyde è più giovane di Jekyll soltanto perché la carriera di quest’ultimo è ancora giovane nella cattiveria ma anziana nelle buone azioni […] Per quanto possiamo (o non possiamo) essere virtuosi, temiamo che Macbeth, il nostro Hyde, riesca a percepire la nostra capacità di fare del male. Alla fine il povero Jekyll si trasforma in Mr. Hyde e non può più tornare indietro; l’arte di Shakespeare indica che potremmo andare incontro al medesimo destino”.
Ed è per questo che noi siamo Macbeth, perché il nostro immedesimarsi in lui è involontario ed inevitabile.
Ed è per questo che noi siamo Macbeth, perché il nostro immedesimarsi in lui è involontario ed inevitabile.
Il Malato Immaginario di Molière, con Federica Bisegna, Vittorio Bonaccorso e gli attori della compagnia G.o.D.o.T. al Castello di Donnafugata, 31 luglio - 4 agosto 2024
Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia."(Giordano Bruno)